Mononucleosi: cos’è, sintomi, durata della malattia, pericoli, come si attacca e quando rivolgersi al medico – Guida completa alla malattia del bacio

SPECIALE SALUTE

→ Ultimo aggiornamento: 8 Aprile 2025

Fact checked NOTA: questo articolo è stato scritto da un esperto e si basa su ricerche scientifiche che trovi in fondo all’articolo.

La mononucleosi, spesso chiamata “malattia del bacio”, è un’infezione virale causata principalmente dal virus Epstein-Barr (EBV). Si manifesta con sintomi che possono variare da persona a persona, dai più lievi come leggera febbre e stanchezza, ai più intensi come febbre alta persistente, forte mal di gola e ingrossamento dei linfonodi del collo. La durata della malattia è generalmente di 2-4 settimane, ma la stanchezza può persistere per diversi mesi, specialmente negli adulti.

Il contagio avviene principalmente attraverso la saliva, motivo per cui è conosciuta come “malattia del bacio”, ma può trasmettersi anche condividendo bicchieri o posate. Nei bambini, l’infezione è spesso asintomatica o con sintomi molto lievi, mentre negli adolescenti e nei giovani adulti i sintomi tendono ad essere più evidenti e debilitanti.

È importante riconoscere i sintomi della mononucleosi per evitare complicazioni, sebbene queste siano rare. La malattia richiede principalmente riposo e cure sintomatiche, ma in alcuni casi può causare problemi al fegato o, più raramente, complicazioni neurologiche. Una diagnosi tempestiva permette di gestire al meglio il decorso della malattia e fornire indicazioni appropriate per il recupero.

Che cos’è la mononucleosi

La mononucleosi è una malattia infettiva acuta causata principalmente dal virus di Epstein-Barr (EBV). Questa infezione colpisce spesso gli adolescenti e i giovani adulti, ed è comunemente conosciuta come “malattia del bacio” per la sua modalità di trasmissione attraverso la saliva.

Eziologia dell’Epstein-Barr Virus (EBV)

L’EBV appartiene alla famiglia degli herpesvirus ed è presente in tutto il mondo. Esistono almeno due varietà (sierotipi) di questo virus, per il quale attualmente non esiste un vaccino. Quando il virus entra nell’organismo, infetta principalmente i linfociti B, un tipo di globuli bianchi essenziali per il sistema immunitario.

L’infezione provoca una risposta immunitaria caratterizzata dall’aumento dei linfociti atipici nel sangue. Questi linfociti producono anticorpi anti-EBV che aiutano a combattere l’infezione, ma il virus può rimanere latente nell’organismo per tutta la vita.

Il periodo di incubazione della mononucleosi è relativamente lungo, variando tra 30 e 50 giorni dal momento del contagio alla comparsa dei sintomi.

Confronto con altre malattie infettive

La mononucleosi si distingue da altre infezioni virali comuni per alcune caratteristiche peculiari. A differenza dell’influenza stagionale, che ha un decorso più breve, la mononucleosi può causare sintomi persistenti per 2-3 settimane o più.

Un elemento distintivo è l’ingrossamento dei linfonodi, particolarmente quelli cervicali, e spesso della milza. Questo la differenzia da infezioni respiratorie tipiche che raramente causano simili manifestazioni.

Sul piano ematologico, la mononucleosi provoca alterazioni caratteristiche: aumento dei globuli bianchi totali con predominanza di linfociti atipici. Questo quadro ematico è raramente presente in altre infezioni virali comuni.

La convalescenza della mononucleosi è più prolungata rispetto ad altre malattie infettive, con stanchezza che può persistere per settimane o mesi.

Sintomi e segni clinici

La mononucleosi presenta un quadro sintomatico riconoscibile che varia in intensità e durata. I manifestazioni cliniche possono essere diversi tra adulti e bambini, con questi ultimi che spesso mostrano sintomi più lievi o addirittura assenti.

Manifestazioni comuni della mononucleosi

I sintomi iniziali della mononucleosi sono spesso simili a quelli influenzali. La febbre è un segno caratteristico, che può essere moderata (37°C) o elevata (fino a 39-40°C) e persistere per 8-15 giorni. L’astenia (stanchezza generalizzata) è molto comune e può risultare debilitante, limitando le normali attività quotidiane.

Il mal di gola è frequentemente intenso, accompagnato da faringite con placche biancastre. Un segno distintivo è l’ingrossamento dei linfonodi (linfoadenomegalia), particolarmente evidente a livello del collo.

Altri sintomi includono:

  • Splenomegalia (ingrossamento della milza)
  • Dolori muscolari diffusi
  • Inappetenza e malessere generale
  • Linfocitosi (aumento dei linfociti nel sangue)

In alcuni pazienti può comparire un esantema morbilliforme (eruzioni cutanee simili al morbillo), soprattutto se si assumono antibiotici come l’amoxicillina.

Differenze dei sintomi nei bambini

Nei bambini, la mononucleosi si presenta spesso in forma più lieve o addirittura asintomatica. Secondo l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, molti bambini superano l’infezione senza manifestare sintomi evidenti o con manifestazioni molto lievi (forma paucisintomatica).

Quando presenti, i sintomi nei piccoli pazienti includono generalmente febbre di bassa intensità, leggero ingrossamento dei linfonodi e stanchezza meno marcata rispetto agli adulti. Il mal di gola può essere più modesto e la faringite meno evidente.

L’ingrossamento della milza, sebbene possibile, tende a essere meno pronunciato nei bambini. È importante notare che anche con sintomi lievi, il bambino può comunque trasmettere il virus ad altri.

Fasi e durata della malattia

La mononucleosi attraversa diverse fasi ben definite, dall’incubazione alla completa guarigione. Il decorso della malattia varia da persona a persona, con tempistiche che possono differire significativamente.

Variazioni nella durata dei sintomi

Il periodo di incubazione della mononucleosi è piuttosto lungo, variando da 30 a 50 giorni. Durante questo periodo, il virus è presente nell’organismo ma non produce ancora sintomi evidenti.

La fase acuta della malattia ha una durata media di due settimane, ma può estendersi fino a 15 giorni. In questo periodo si manifestano i sintomi più intensi: febbre elevata (fino a 39-40°C), spossatezza marcata, inappetenza e linfonodi ingrossati (linfoadenomegalia), specialmente quelli del collo.

I sintomi iniziali possono essere leggeri, come una febbricola di circa 37°C accompagnata da una sensazione di stanchezza. Nei casi più severi, la febbre persiste per 8-15 giorni insieme ad altri sintomi.

La guarigione completa generalmente avviene dopo la fase acuta, ma in alcuni pazienti la stanchezza può persistere per settimane o addirittura mesi dopo la risoluzione degli altri sintomi.

Modalità di trasmissione

La mononucleosi è principalmente conosciuta come “malattia del bacio” proprio per la sua modalità di trasmissione più comune attraverso lo scambio di fluidi orali. L’Epstein-Barr virus (EBV), responsabile della malattia, si trova nella saliva delle persone infette.

Fattori che aumentano il rischio di contagio

Il contagio della mononucleosi avviene principalmente per via diretta attraverso la saliva di una persona infetta. Questo può verificarsi tramite:

  • Baci (motivo per cui è chiamata “malattia del bacio”)
  • Condivisione di bicchieri, posate o cibo
  • Goccioline di saliva disperse con starnuti o colpi di tosse

Esistono anche altre vie di trasmissione meno comuni ma possibili:

  • Rapporti sessuali non protetti
  • Trasfusioni di sangue
  • Contatto con urine infette

Il periodo di contagiosità può essere lungo e il virus può rimanere nella saliva per mesi dopo la scomparsa dei sintomi. Le persone con sistema immunitario indebolito hanno un rischio maggiore di contrarre l’infezione.

Durante la fase attiva dell’infezione, quando i monociti (un tipo di globuli bianchi) aumentano nel sangue, il rischio di trasmissione è particolarmente elevato.

Rischi e complicazioni

La mononucleosi è generalmente una malattia benigna che si risolve spontaneamente, ma in alcuni casi possono presentarsi complicazioni che richiedono attenzione medica.

Quando preoccuparsi

È importante consultare immediatamente un medico se durante la malattia compaiono:

  • Difficoltà respiratorie o sensazione di costrizione alla gola
  • Dolore addominale intenso, specialmente nella parte superiore sinistra (potrebbe indicare problemi alla milza)
  • Forte mal di testa persistente o alterazioni dello stato di coscienza
  • Ittero (colorazione giallastra della pelle e degli occhi)

La febbre che persiste per più di 10 giorni o che ricompare dopo un periodo di miglioramento è un altro segnale d’allarme. I pazienti con mononucleosi devono evitare attività fisiche intense per almeno 4-6 settimane per ridurre il rischio di rottura della milza.

Complicazioni rare ma gravi

Sebbene la maggior parte dei pazienti guarisca completamente, alcune complicazioni rare possono verificarsi:

  • Rottura della milza: è la complicazione più pericolosa, può causare emorragie interne potenzialmente fatali.
  • Problemi epatici: l’epatite virale associata alla mononucleosi generalmente si risolve senza conseguenze.
  • Complicanze neurologiche: raramente possono manifestarsi encefalite, meningite o sindrome di Guillain-Barré.

In casi estremamente rari (meno dell’1% dei casi) la mononucleosi può avere esito fatale. I pazienti con sistema immunitario compromesso, come quelli con HIV o sottoposti a trapianti, sono a maggior rischio di sviluppare forme severe della malattia o complicazioni.

Diagnosi della mononucleosi

La diagnosi della mononucleosi richiede un approccio sistematico che combina l’esame clinico con specifici test di laboratorio. Il medico valuterà i sintomi presenti e richiederà esami appropriati per confermare la presenza del virus Epstein-Barr.

Esami del sangue e altri test di laboratorio

L’analisi del sangue rappresenta lo strumento diagnostico principale per identificare la mononucleosi. I medici cercano specificamente:

  • Leucociti alterati: Un aumento dei globuli bianchi totali con particolare presenza di linfociti atipici (più del 10%)
  • Test di Paul-Bunnell-Davidsohn: Rileva anticorpi eterofili caratteristici dell’infezione
  • Anticorbi anti-EBV: La ricerca di anticorbi specifici contro il virus Epstein-Barr, in particolare:
  • IgM: indicano un’infezione acuta recente
  • IgG: segnalano un’infezione passata o in fase di risoluzione

Si può osservare anche un modesto aumento degli eosinofili nel sangue. Le transaminasi epatiche possono risultare elevate, indicando un coinvolgimento del fegato.

Differenziazione da altre patologie similari

I sintomi della mononucleosi possono essere confusi con altre condizioni infettive. La diagnosi differenziale considera:

  • Infezioni streptococciche della gola, che richiedono un tampone faringeo
  • Epatite virale, identificabile tramite specifici marker ematici
  • Citomegalovirus, che causa quadri clinici simili
  • Toxoplasmosi, distinguibile tramite test sierologici specifici

I medici devono escludere anche linfomi e altre patologie ematologiche quando i sintomi persistono oltre il periodo atteso. L’ecografia addominale può essere utile per valutare l’ingrossamento di milza e fegato, caratteristici della mononucleosi.

Trattamento e gestione dei sintomi

La gestione della mononucleosi è principalmente rivolta al sollievo dei sintomi, poiché come malattia virale non esiste una cura specifica. Il trattamento corretto permette di ridurre il disagio e accelerare il processo di guarigione.

Impiego di farmaci e terapia farmacologica

Gli antipiretici e analgesici come il paracetamolo sono utili per controllare la febbre e ridurre il dolore alla gola e ai linfonodi. Si consiglia di evitare l’aspirina nei bambini e adolescenti per il rischio di sindrome di Reye.

I corticosteroidi vengono utilizzati solo in casi specifici e gravi, come quando si verifica un forte gonfiore delle vie aeree o complicazioni ematologiche. Il loro uso deve essere sempre supervisionato dal medico.

Gli antibiotici non sono efficaci contro la mononucleosi, essendo questa causata da un virus. Vengono prescritti solo in caso di infezioni batteriche secondarie, che possono occasionalmente complicare il quadro clinico.

È importante sottolineare che nessun farmaco antivirale ha dimostrato efficacia significativa nel trattamento della mononucleosi.

Approcci non farmacologici

Il riposo adeguato rappresenta l’elemento fondamentale nella gestione della mononucleosi. È consigliabile limitare le attività fisiche intense per almeno 3-4 settimane, specialmente se si avverte affaticamento.

I gargarismi con acqua tiepida e sale possono alleviare il mal di gola. Una soluzione di un cucchiaino di sale in un bicchiere d’acqua, utilizzata più volte al giorno, può ridurre significativamente il fastidio.

L’idratazione è essenziale: bere abbondanti liquidi aiuta a prevenire la disidratazione e favorisce il recupero. Si consigliano almeno 2 litri di acqua al giorno.

Una dieta equilibrata ricca di frutta e verdura supporta il sistema immunitario durante la fase di recupero.

Precauzioni e consigli per il recupero

Durante la fase acuta della malattia e nelle settimane successive, è fondamentale evitare attività sportive intense, soprattutto sport di contatto. Questo perché la mononucleosi può causare ingrossamento della milza con rischio di rottura in caso di trauma.

Si raccomanda di evitare il consumo di alcol per almeno 6-8 settimane, poiché può aumentare lo stress sul fegato, già impegnato a combattere l’infezione.

Il ritorno alle normali attività dovrebbe essere graduale, ascoltando i segnali del proprio corpo. La stanchezza persistente è comune e può durare settimane o mesi dopo la fase acuta.

È importante effettuare controlli medici di follow-up, specialmente se i sintomi persistono oltre le 2-3 settimane o se compaiono nuovi sintomi.

Prevenzione e stili di vita consigliati

La mononucleosi, essendo causata dal virus Epstein-Barr, non può essere prevenuta con vaccinazioni specifiche. Tuttavia, è possibile ridurre il rischio di contagio attraverso alcune semplici abitudini quotidiane.

Evitare la condivisione di oggetti che entrano in contatto con la saliva rappresenta la principale misura preventiva. Questo include bicchieri, posate, spazzolini da denti e rossetti.

Pratiche igieniche consigliate:

  • Lavaggio frequente delle mani con acqua e sapone
  • Utilizzo di fazzoletti monouso
  • Evitare il contatto diretto con persone infette
  • Disinfettare regolarmente oggetti di uso comune

Durante la fase di recupero dalla mononucleosi, è fondamentale adottare uno stile di vita che supporti il sistema immunitario.

Un’alimentazione equilibrata e ricca di antiossidanti può favorire la guarigione. Si consiglia di aumentare il consumo di frutta, verdura e cereali integrali, limitando zuccheri raffinati e grassi saturi.

Il riposo adeguato è essenziale nella fase acuta della malattia. È importante ascoltare il proprio corpo e concedersi il tempo necessario per recuperare completamente.

L’esercizio fisico intenso dovrebbe essere evitato fino alla completa guarigione, specialmente in presenza di ingrossamento della milza. Attività leggere come brevi passeggiate possono essere riprese gradualmente, sempre sotto consiglio medico.

L’idratazione abbondante aiuta l’organismo a eliminare le tossine e combattere l’infezione. Si raccomanda di bere almeno 2 litri di acqua al giorno.

Supporto emotivo e psicologico

La mononucleosi non colpisce solo il corpo, ma può avere un impatto significativo anche sul benessere psicologico del paziente. L’astenia prolungata, sintomo caratteristico della malattia, può risultare particolarmente frustrante.

Molti pazienti sperimentano sentimenti di ansia durante il decorso della malattia, preoccupati per la durata dei sintomi e il ritorno alle normali attività. È importante riconoscere che questi sentimenti sono normali e parte del processo di guarigione.

In alcuni casi, la stanchezza persistente può contribuire allo sviluppo di sintomi depressivi, specialmente quando la malattia si protrae per settimane. I segnali a cui prestare attenzione includono:

  • Tristezza persistente
  • Perdita di interesse nelle attività quotidiane
  • Cambiamenti nell’appetito o nel sonno
  • Difficoltà a concentrarsi
  • Sensazione di impotenza

Il supporto psicologico può essere fondamentale nel percorso di recupero. È consigliabile parlare apertamente con il proprio medico se si notano questi sintomi.

Le strategie utili per gestire l’impatto emotivo includono:

  1. Stabilire aspettative realistiche per il recupero
  2. Mantenere un dialogo aperto con familiari e amici
  3. Praticare tecniche di rilassamento come la meditazione
  4. Cercare gruppi di supporto, anche online