→ Ultimo aggiornamento: 15 Aprile 2025
NOTA: questo articolo è stato scritto da un esperto e si basa su ricerche scientifiche che trovi in fondo all’articolo.

L’Ipercortisolismo, comunemente noto come Sindrome di Cushing, è una condizione medica caratterizzata da livelli eccessivi di cortisolo nel sangue. Questo squilibrio ormonale può derivare da diverse cause: un adenoma ipofisario che produce troppo ACTH (Morbo di Cushing), l’uso prolungato di farmaci cortisonici (forma iatrogena), o tumori che producono cortisolo in modo autonomo. I pazienti con Sindrome di Cushing spesso presentano un caratteristico aspetto fisico con accumulo di grasso al viso e al tronco, pelle sottile, strie rossastre, e problemi metabolici come diabete e ipertensione.
Questa condizione, sebbene rara, può avere un impatto significativo sulla qualità della vita. I sintomi possono svilupparsi gradualmente e includere debolezza muscolare, cambiamenti d’umore, e problemi ossei come l’osteoporosi. La diagnosi precoce è fondamentale per prevenire complicazioni gravi e permettere un trattamento efficace.
La buona notizia è che l’Ipercortisolismo può essere trattato con successo in molti casi. Le opzioni terapeutiche variano dalla chirurgia alla terapia farmacologica, a seconda della causa sottostante. Con i progressi della medicina moderna, i pazienti hanno oggi maggiori possibilità di recupero e di gestione efficace di questa complessa condizione endocrina.
Che cos’è l’Ipercortisolismo?

L’ipercortisolismo, comunemente noto come Sindrome di Cushing, è una patologia endocrina caratterizzata dall’esposizione prolungata dell’organismo a concentrazioni di cortisolo alto. Il cortisolo è un ormone steroideo prodotto dalle ghiandole surrenali sotto lo stimolo dell’ormone adrenocorticotropo (ACTH) rilasciato dall’ipofisi.
Questo ormone svolge funzioni vitali nel metabolismo, nella risposta allo stress e nella regolazione della pressione arteriosa. Quando i suoi livelli rimangono cronicamente elevati, si verificano numerose alterazioni metaboliche e fisiche che interessano diversi sistemi corporei.
La condizione fu descritta per la prima volta nel 1932 dal neurochirurgo Harvey Cushing, da cui prende il nome.
Tipi di Sindrome di Cushing
La Sindrome di Cushing può essere classificata in base alla sua origine:
- Sindrome di Cushing ACTH-dipendente:
- Morbo di Cushing: causata da un adenoma ipofisario che produce quantità eccessive di ACTH (circa 70% dei casi)
- Sindrome da produzione ectopica di ACTH: derivante da tumori extra-ipofisari, come quelli polmonari o tiroidei
- Sindrome di Cushing ACTH-indipendente:
- Adenoma o carcinoma surrenalico: tumori del surrene che producono cortisolo autonomamente
- Iperplasia surrenalica: ingrossamento delle ghiandole surrenali
- Sindrome di Cushing iatrogena: la forma più comune, causata dalla somministrazione prolungata di farmaci corticosteroidi per trattare altre patologie.
La corretta classificazione è fondamentale per stabilire il percorso terapeutico più appropriato.
Cause dell’Ipercortisolismo
L’ipercortisolismo si sviluppa quando il corpo è esposto a livelli eccessivi di cortisolo per un periodo prolungato. Le cause possono essere sia endogene (originate all’interno del corpo) che esogene (provenienti dall’esterno).
La causa più comune della Sindrome di Cushing è l’assunzione prolungata di corticosteroidi per via orale, iniettabile o talvolta topica per trattare condizioni infiammatorie croniche. Questo tipo viene chiamato ipercortisolismo iatrogeno.
La malattia di Cushing rappresenta circa il 70% dei casi endogeni ed è causata da un adenoma ipofisario (tumore benigno) che produce quantità eccessive di ormone adrenocorticotropo (ACTH), stimolando le ghiandole surrenali a produrre più cortisolo.
I tumori delle ghiandole surrenali, come l’adenoma del surrene o, più raramente, il carcinoma surrenale, possono produrre autonomamente cortisolo in eccesso, causando la Sindrome di Cushing ACTH-indipendente.
Alcuni tumori non endocrini (polmone, timo, pancreas) possono produrre ACTH, provocando la sindrome paraneoplastica di Cushing.
Fattori di Rischio associati
Le persone che assumono corticosteroidi per condizioni come artrite reumatoide, asma o malattie autoimmuni hanno un rischio maggiore di sviluppare ipercortisolismo iatrogeno. La durata e il dosaggio del trattamento sono direttamente correlati al rischio.
I disturbi endocrini familiari, come la Neoplasia Endocrina Multipla tipo 1 (MEN1), aumentano il rischio di sviluppare adenomi ipofisari che possono causare la malattia di Cushing.
Le donne sono colpite più frequentemente degli uomini, con un rapporto di 3:1 per gli adenomi ipofisari. L’età tipica di insorgenza è tra i 25 e 45 anni.
Fattori genetici possono predisporre allo sviluppo di tumori surrenalici, sia benigni che maligni, che producono eccessivi ormoni steroidei incluso il cortisolo.
Manifestazioni Cliniche
L’ipercortisolismo si manifesta con un quadro clinico caratteristico che coinvolge diversi sistemi dell’organismo. I segni tipici sono spesso visibili nell’aspetto fisico del paziente e possono progredire gradualmente nel tempo.
Sintomatologia Generale
La “facies lunaris” (viso tondeggiante e arrossato) rappresenta uno dei segni più caratteristici della sindrome di Cushing. I pazienti sviluppano tipicamente obesità tronculare con accumulo di grasso nella parte superiore del corpo, mentre gli arti rimangono sottili. Le smagliature cutanee (strie rubre) compaiono su addome, fianchi e cosce, mostrandosi più larghe e viola rispetto alle normali smagliature.
L’aumento di peso è progressivo e difficile da controllare anche con dieta ed esercizio. La debolezza muscolare, particolarmente evidente negli arti inferiori, limita spesso le attività quotidiane. Molti pazienti presentano inoltre ipertensione arteriosa e alterazioni del metabolismo glucidico fino al diabete conclamato.
Nelle donne sono frequenti disturbi mestruali fino all’amenorrea e l’irsutismo (crescita anomala di peli con distribuzione maschile). Negli uomini si osserva spesso calo della libido e disfunzione erettile.
Immunosoppressione e Altre Complicanze
L’eccesso di cortisolo compromette il sistema immunitario, aumentando la suscettibilità alle infezioni. I pazienti guariscono più lentamente dalle ferite e possono sviluppare infezioni opportunistiche. La cute diventa sottile e fragile, con tendenza alle ecchimosi anche dopo traumi minimi.
L’osteoporosi rappresenta una complicanza seria, con aumentato rischio di fratture vertebrali e costali anche per traumi lievi. I pazienti possono perdere fino al 10-20% della massa ossea nei casi più severi.
I disturbi dell’umore sono frequenti, con depressione, irritabilità e alterazioni del sonno che peggiorano la qualità di vita. Alcuni pazienti sviluppano problemi cognitivi come difficoltà di concentrazione e memoria. L’iperpigmentazione cutanea appare in alcuni casi, specialmente quando la sindrome è causata da tumori che producono ACTH.
Diagnostica
La diagnosi dell’ipercortisolismo richiede un approccio metodico che comprende esami di laboratorio, tecniche di imaging e test specifici. Un iter diagnostico corretto è fondamentale per identificare non solo la presenza della Sindrome di Cushing, ma anche la sua causa specifica.
Esami di Laboratorio
Gli esami di laboratorio rappresentano il primo passo nella diagnosi dell’ipercortisolismo. Il test principale è la misurazione dei livelli di cortisolo nel sangue, nelle urine e nella saliva.
Il cortisolo libero urinario delle 24 ore è particolarmente utile poiché riflette la produzione giornaliera dell’ormone. Valori elevati suggeriscono la sindrome di Cushing.
La misurazione del cortisolo salivare notturno è un altro test importante, poiché il cortisolo normalmente diminuisce durante la notte. Nei pazienti con Cushing, questo ritmo circadiano è alterato.
Gli esami del sangue includono anche la misurazione dell’ACTH (ormone adrenocorticotropo), che aiuta a distinguere tra forme ACTH-dipendenti e ACTH-indipendenti della sindrome.
Strumenti di Imaging
Le tecniche di imaging sono essenziali per localizzare la fonte dell’ipercortisolismo dopo che la diagnosi è stata confermata con gli esami di laboratorio.
La risonanza magnetica (RM) dell’ipofisi è il metodo preferito per identificare adenomi ipofisari nella malattia di Cushing. Questa tecnica offre immagini dettagliate anche di piccole lesioni.
La tomografia computerizzata (TAC) delle ghiandole surrenali è utile per visualizzare tumori della corteccia surrenalica. La TAC può identificare adenomi o carcinomi surrenalici responsabili della produzione eccessiva di cortisolo.
L’ecografia può essere utilizzata come esame preliminare, ma ha sensibilità inferiore rispetto a TAC e RM nella diagnosi di tumori surrenalici.
Test di Stimolazione e Soppressione
Questi test sono fondamentali per confermare la diagnosi e determinare la causa dell’ipercortisolismo.
Il test di soppressione con desametasone è uno dei più importanti. Esistono due varianti: a basse dosi (1 mg) per confermare la diagnosi di ipercortisolismo, e ad alte dosi (8 mg) per distinguere tra malattia di Cushing e sindrome da produzione ectopica di ACTH.
Nel test a basse dosi, la mancata soppressione dei livelli di cortisolo dopo somministrazione di desametasone conferma la presenza della sindrome di Cushing.
Il test di stimolazione con CRH (ormone di rilascio della corticotropina) aiuta a differenziare tra le varie cause di ipercortisolismo ACTH-dipendente, valutando la risposta dell’ACTH e del cortisolo.
Trattamento dell’ipercortisolismo
Il trattamento dell’ipercortisolismo richiede un approccio mirato alla causa sottostante. Le opzioni terapeutiche variano dalla somministrazione di farmaci all’intervento chirurgico, con l’obiettivo di normalizzare i livelli di cortisolo e migliorare la qualità di vita del paziente.
Opzioni Terapeutiche Farmacologiche
I farmaci rappresentano un’importante strategia per controllare i livelli di cortisolo. Il ketoconazolo è ampiamente utilizzato per inibire la sintesi del cortisolo surrenalico, così come il suo derivato levoketoconazolo che presenta minori effetti collaterali.
Il metetrapone agisce bloccando un enzima chiave nella produzione di cortisolo, mentre l’osilodrostat rappresenta una più recente opzione terapeutica efficace per sopprimere la secrezione surrenalica.
Per i casi di origine neoplastica, il mitotano può essere impiegato, specialmente nei carcinomi surrenalici, poiché distrugge selettivamente le cellule della corteccia surrenale. Questo farmaco richiede un attento monitoraggio per gli effetti collaterali significativi.
Nei pazienti che hanno subito un intervento chirurgico, potrebbe essere necessaria una terapia sostitutiva con corticosteroidi come il betametasone, specialmente nella fase post-operatoria.
Interventi Chirurgici
L’approccio chirurgico varia in base alla causa dell’ipercortisolismo. Per la malattia di Cushing causata da adenomi ipofisari, l’ipofisectomia transfenoidale rappresenta il trattamento di scelta, permettendo la rimozione selettiva del tumore con preservazione della funzione ipofisaria residua.
Nelle forme causate da tumori surrenalici, la surrenectomia (rimozione della ghiandola surrenale) può essere eseguita per via laparoscopica o con chirurgia tradizionale. Questa procedura è curativa nella maggior parte dei casi di adenomi surrenalici.
Per la sindrome di Cushing ectopica, l’intervento chirurgico mira alla rimozione della fonte di produzione di ACTH, come tumori polmonari o del pancreas. In alcuni casi refrattari, può essere considerata la surrenectomia bilaterale come ultima risorsa.
Strategie di Supporto
La gestione dell’ipercortisolismo include strategie complementari essenziali. Il monitoraggio regolare dei livelli ormonali è fondamentale per valutare l’efficacia del trattamento e regolare le terapie.
I pazienti necessitano di supporto per gestire le complicanze metaboliche come diabete, ipertensione e osteoporosi. Sono spesso indicate terapie specifiche per queste condizioni, come i bifosfonati per l’osteoporosi.
L’attività fisica moderata è raccomandata per contrastare la perdita muscolare e migliorare il benessere generale. Una dieta equilibrata, povera di sodio e ricca di calcio e vitamina D, contribuisce al controllo del peso e alla salute ossea.
Il supporto psicologico risulta spesso prezioso, poiché l’ipercortisolismo può causare depressione, ansia e alterazioni dell’immagine corporea che impattano significativamente sulla qualità di vita del paziente.
Prevenzione e Follow-up
La gestione dell’ipercortisolismo richiede un’attenzione costante sia alla prevenzione di nuovi episodi che al monitoraggio a lungo termine. Un approccio proattivo può ridurre significativamente il rischio di complicanze e migliorare la qualità della vita dei pazienti.
Consigli per la Prevenzione
Per chi ha sofferto di sindrome di Cushing, è fondamentale seguire alcune strategie preventive. L’uso di cortisone o altri corticosteroidi deve avvenire solo sotto stretto controllo medico, rispettando dosaggi e durata prescritti per minimizzare gli effetti collaterali.
L’adozione di uno stile di vita sano rappresenta un pilastro importante:
- Alimentazione equilibrata: riduzione di zuccheri e sale
- Attività fisica regolare: per contrastare la sindrome metabolica
- Controllo del peso: per ridurre il rischio di recidive
- Monitoraggio pressione arteriosa: controlli periodici
È consigliato sottoporsi a controlli regolari della densità ossea, spesso compromessa dall’eccesso di “ormone dello stress”. Il supporto psicologico può aiutare a gestire l’ansia legata alla malattia.
Controllo a lungo termine
Il follow-up dei pazienti con morbo di Cushing o sindrome di Cushing richiede un’attenzione particolare. Dopo il trattamento, è necessario un monitoraggio endocrinologico per almeno 10 anni, con controlli più frequenti nei primi 2-3 anni.
Il piano di follow-up generalmente include:
Periodo | Controlli consigliati |
---|---|
Primi 6 mesi | Visita endocrinologica ogni 1-2 mesi |
6-24 mesi | Controlli trimestrali |
Dopo 2 anni | Controlli semestrali |
Durante le visite si valutano i livelli di cortisolo, la funzionalità della ghiandola endocrina surrenalica e l’eventuale terapia sostitutiva. È importante monitorare anche parametri metabolici come glicemia e profilo lipidico.
I pazienti devono essere istruiti a riconoscere i sintomi di una possibile recidiva e a contattare tempestivamente il medico. La collaborazione tra diversi specialisti garantisce una gestione ottimale della condizione nel lungo periodo.

Francesca Romani è una collaboratrice di PoliclinicoNews.it. Esperta in temi legati all’alimentazione, dimagrimento, integratori, detox e bellezza. Scrive da anni per diverse testate giornalistiche online.