→ Ultimo aggiornamento: 17 Aprile 2025
NOTA: questo articolo è stato scritto da un esperto e si basa su ricerche scientifiche che trovi in fondo all’articolo.

L’ipertensione arteriosa, spesso definita “killer silenzioso”, è una delle condizioni croniche più diffuse al mondo. Colpisce milioni di persone senza dare segni evidenti, soprattutto nelle fasi iniziali, rendendola particolarmente insidiosa. Si verifica quando la pressione del sangue all’interno delle arterie resta costantemente al di sopra dei valori considerati normali, costringendo il cuore a lavorare di più e sottoponendo le pareti dei vasi sanguigni a uno sforzo continuo.
In termini clinici, si parla di ipertensione quando i valori pressori superano in modo costante i 140/90 mmHg. Una condizione tutt’altro che innocua: l’ipertensione è infatti uno dei principali fattori di rischio per malattie cardiovascolari gravi, come infarto del miocardio, ictus cerebrale e insufficienza cardiaca.
Sebbene alcuni pazienti possano avvertire mal di testa, vertigini, affaticamento, ronzii auricolari o senso di oppressione al petto, la maggior parte delle persone non presenta sintomi evidenti fino a quando non si verificano complicanze. Questo rende ancora più cruciale il ruolo della prevenzione e del monitoraggio periodico della pressione arteriosa, anche in assenza di disturbi.
Le cause dell’ipertensione sono spesso multifattoriali. Tra i principali fattori di rischio troviamo l’invecchiamento, la predisposizione genetica, uno stile di vita sedentario, una dieta ricca di sale e povera di frutta e verdura, il sovrappeso, l’abuso di alcol e lo stress cronico. In altri casi, la pressione alta può essere la conseguenza di patologie sottostanti, come malattie renali, disfunzioni ormonali o l’uso prolungato di alcuni farmaci: in questi casi si parla di ipertensione secondaria.
La diagnosi tempestiva, ottenuta attraverso misurazioni regolari e affidabili, è il primo passo per prevenire i danni d’organo e ridurre il rischio di eventi cardiovascolari maggiori. Il trattamento dell’ipertensione non si limita alla terapia farmacologica: comporta spesso un intervento globale sullo stile di vita, che include una dieta equilibrata (come la dieta DASH o mediterranea), l’attività fisica regolare, la gestione dello stress e la sospensione del fumo. Quando necessario, i farmaci antipertensivi – scelti e calibrati su misura per ogni paziente – possono riportare i valori pressori nella norma, proteggendo la salute a lungo termine.
Cos’è l’Ipertensione Arteriosa

L’ipertensione arteriosa è una condizione clinica caratterizzata da un innalzamento cronico e persistente della pressione del sangue all’interno delle arterie. Si parla di ipertensione quando i valori pressori a riposo superano i 130 mmHg per la pressione sistolica (la cosiddetta “massima”) e/o gli 80 mmHg per la pressione diastolica (“minima”), secondo le più recenti linee guida internazionali.
La pressione arteriosa rappresenta la forza con cui il sangue spinge contro le pareti dei vasi sanguigni durante il suo passaggio. Viene misurata in millimetri di mercurio (mmHg) e si esprime attraverso due valori distinti, che riflettono le fasi del ciclo cardiaco:
- Pressione sistolica: è il valore più alto, registrato nel momento in cui il cuore si contrae e spinge il sangue nelle arterie.
- Pressione diastolica: è il valore più basso, misurato quando il cuore è in fase di rilassamento tra due contrazioni.
Dal punto di vista fisiopatologico, l’ipertensione è il risultato di un’alterazione dei meccanismi che regolano la pressione del sangue. Questi comprendono il sistema nervoso autonomo, il sistema ormonale, e la funzione vascolare, in particolare la capacità dei vasi di dilatarsi e contrarsi in risposta agli stimoli interni ed esterni.
Uno degli elementi chiave nello sviluppo della pressione alta è l’aumento delle resistenze periferiche, cioè della forza che i vasi esercitano contro il flusso del sangue. Questo può essere causato dal restringimento delle arteriole o da modificazioni strutturali delle pareti vascolari, che diventano più rigide o meno elastiche. A lungo termine, l’organismo cerca di adattarsi a questa condizione, ma lo fa a caro prezzo: il cuore è costretto a lavorare di più per garantire un’adeguata perfusione, il che può portare a un ispessimento del muscolo cardiaco (ipertrofia ventricolare sinistra) e a un aumento del rischio di insufficienza cardiaca.
Le cause dell’ipertensione sono complesse e spesso multifattoriali. Tra i principali meccanismi coinvolti ci sono le disfunzioni del sistema renina-angiotensina-aldosterone, che regola il volume sanguigno e la vasocostrizione, le alterazioni del sistema nervoso simpatico, e le disfunzioni endoteliali, che compromettono la produzione di ossido nitrico, una sostanza fondamentale per la dilatazione dei vasi.
Questi squilibri, spesso silenziosi, possono progressivamente alterare l’equilibrio emodinamico e compromettere in modo profondo la salute cardiovascolare, rendendo fondamentale un’identificazione precoce e una gestione mirata.
Sintomi dell’Ipertensione Arteriosa

L’ipertensione arteriosa è spesso definita il “killer silenzioso” non a caso: in moltissimi casi, anche quando i valori della pressione sono significativamente elevati, i sintomi sono assenti o talmente sfumati da passare inosservati. Proprio per questo motivo, la malattia può evolvere in modo subdolo, per anni, fino a provocare complicanze gravi e irreversibili.
Quando i sintomi si manifestano, tendono a variare a seconda dell’intensità dell’ipertensione e dell’eventuale coinvolgimento di organi bersaglio.
- Mal di testa
Spesso localizzato nella zona occipitale (parte posteriore della testa), si manifesta soprattutto al risveglio. Non è un sintomo esclusivo dell’ipertensione, ma può rappresentare un segnale da non trascurare, in particolare se è persistente e associato ad altri disturbi.
- Vertigini e capogiri
Sono sintomi frequenti, soprattutto quando ci si alza rapidamente in piedi. Possono essere dovuti a un’improvvisa alterazione del flusso sanguigno al cervello.
- Stordimento
Sensazione di testa leggera o instabilità, spesso accompagnata da vertigini, comune in presenza di pressione instabile o elevata.
- Acufeni (ronzii nelle orecchie)
Fischi, ronzii o suoni inesistenti percepiti nelle orecchie, che possono comparire durante picchi di pressione o in momenti di stress intenso.
- Palpitazioni
Percezione accelerata o irregolare del battito cardiaco, anche in condizioni di riposo. Questo sintomo può generare ansia o senso di agitazione e deve essere valutato, soprattutto se ricorrente.
- Stanchezza cronica
Sensazione di affaticamento costante, non giustificata da attività fisica o carenza di sonno. Può essere collegata a un funzionamento inefficiente dell’apparato cardiovascolare sotto sforzo.
- Epistassi (sangue dal naso)
Sebbene non sia un sintomo tipico dell’ipertensione, può verificarsi in soggetti con pressione molto elevata e fragilità capillare. È un segnale da monitorare, soprattutto se ricorrente.
- Visione offuscata o alterata
Può indicare un danno ai piccoli vasi sanguigni della retina, una condizione nota come retinopatia ipertensiva. Qualsiasi alterazione della vista in un paziente iperteso deve essere considerata un segnale d’allarme e richiede un controllo medico tempestivo.
- Dispnea (respiro corto)
La difficoltà a respirare, anche dopo sforzi lievi, può essere il segno che l’ipertensione sta iniziando a compromettere la funzionalità del cuore. Nei casi più avanzati, la mancanza di fiato può manifestarsi persino a riposo.
- Dolore toracico
Può segnalare una sofferenza del muscolo cardiaco, come l’angina pectoris, o situazioni più gravi come un infarto. È un sintomo da non sottovalutare: richiede un intervento medico immediato.
Cause dell’ipertensione arteriosa
L’ipertensione arteriosa non nasce dal nulla. È il risultato di una combinazione di fattori che possono essere modificabili, quindi legati allo stile di vita, oppure non modificabili, come la genetica e l’età. Comprendere questi fattori è il primo passo per prevenirla o affrontarla in modo efficace.
Ipertensione Primaria (o Essenziale)
È la forma più comune, e riguarda circa il 95% dei casi. Viene definita “essenziale” perché non ha una causa singola identificabile, ma piuttosto deriva da una sommatoria di elementi predisponenti che, nel tempo, alterano l’equilibrio pressorio.
Fattori non modificabili:
- Età: il rischio aumenta progressivamente con l’invecchiamento, a causa della naturale perdita di elasticità delle arterie.
- Familiarità genetica: avere genitori o parenti con ipertensione aumenta notevolmente la probabilità di svilupparla.
- Sesso: gli uomini sono più colpiti fino ai 65 anni, mentre nelle donne il rischio aumenta dopo la menopausa.
Fattori modificabili:
- Sovrappeso e obesità: il peso in eccesso aumenta il carico di lavoro del cuore e favorisce la ritenzione di sodio.
- Dieta ricca di sale e povera di potassio: troppo sodio nella dieta altera il bilancio idrosalino, mentre il potassio aiuta a proteggere le arterie.
- Sedentarietà: la mancanza di esercizio fisico riduce la capacità del cuore di lavorare in modo efficiente.
- Fumo: danneggia le pareti vascolari e accelera il processo di aterosclerosi.
- Alcol: un consumo eccessivo può alzare in modo significativo la pressione arteriosa.
Ipertensione Secondaria
Più rara, ma potenzialmente più pericolosa, l’ipertensione secondaria rappresenta circa il 5% dei casi. In questo scenario la causa è ben identificabile, e spesso si tratta di una malattia o condizione sottostante. Può insorgere bruscamente e comportare valori pressori molto elevati, spesso resistenti alle terapie abituali.
Le cause principali includono:
- Malattie renali: come glomerulonefriti croniche, stenosi dell’arteria renale o insufficienza renale.
- Disturbi ormonali: sindrome di Cushing, iperaldosteronismo, disfunzioni tiroidee o tumori rari come il feocromocitoma.
- Apnea ostruttiva del sonno: le interruzioni della respirazione durante il sonno notturno alterano il sistema nervoso autonomo e alzano la pressione.
Anche alcuni farmaci possono causare ipertensione:
- Contraccettivi orali
- Decongestionanti nasali
- Antidolorifici antinfiammatori (FANS)
- Corticosteroidi
Infine, non va sottovalutato il ruolo del diabete, che agisce su due fronti: è un fattore di rischio indiretto e può anche contribuire allo sviluppo di ipertensione attraverso il danno vascolare e renale che provoca nel tempo.
💡 Riconoscere la causa è il primo passo verso un trattamento efficace.
L’approccio all’ipertensione deve sempre essere personalizzato, e parte da una corretta identificazione dei fattori coinvolti. Solo così è possibile costruire un percorso di cura mirato e sostenibile.
Come si diagnostica l’ipertensione arteriosa

Diagnosi accurata significa trattamento mirato. Nel caso dell’ipertensione arteriosa, una semplice misurazione può rivelare molto, ma un percorso diagnostico ben strutturato permette di distinguere tra le diverse forme della malattia, identificare eventuali danni d’organo e impostare un piano terapeutico personalizzato.
Il primo strumento diagnostico è anche il più semplice: la misurazione della pressione arteriosa. Si effettua tramite uno sfigmomanometro, manuale o digitale, posizionato sul braccio. Per essere affidabile, la rilevazione deve seguire alcune regole precise:
- il paziente deve essere seduto da almeno 5 minuti
- il braccio deve essere appoggiato all’altezza del cuore
- si consiglia di effettuare almeno due misurazioni, distanziate di qualche minuto
I valori considerati normali sono inferiori a 120/80 mmHg. Quando si superano costantemente i 130/80 mmHg, si entra nella zona d’allerta.
Da non sottovalutare è la cosiddetta ipertensione da camice bianco, una condizione in cui i valori pressori aumentano temporaneamente per effetto dell’ansia legata alla visita medica. In questi casi, è utile ricorrere a esami più approfonditi.
Per una diagnosi più precisa, soprattutto in presenza di fluttuazioni o sospetta ipertensione mascherata, si utilizza l’Holter pressorio. Questo dispositivo registra la pressione arteriosa continuamente per 24 ore, anche durante il sonno, restituendo un profilo completo dei valori pressori nell’arco della giornata.
Dopo aver confermato l’ipertensione, possono essere richiesti esami specialistici per verificare l’eventuale compromissione di organi vitali o per identificare cause secondarie.
- Elettrocardiogramma (ECG): rileva anomalie nel ritmo e segnali di sovraccarico del cuore.
- Ecocardiogramma: valuta spessore delle pareti cardiache e struttura del cuore, spesso alterati in pazienti con ipertensione cronica.
- Esami del sangue e delle urine: indispensabili per monitorare la funzionalità renale, dosare elettroliti e indagare l’equilibrio metabolico.
- Ecografia renale, TAC o Risonanza Magnetica: indicati in casi selezionati per escludere cause organiche dell’ipertensione, come tumori surrenalici o stenosi dell’arteria renale.
Trattamento e cura dell’ipertensione arteriosa
Gestire l’ipertensione arteriosa significa proteggere cuore, cervello e vasi sanguigni. Il trattamento si basa su due pilastri fondamentali: modifiche dello stile di vita e, quando necessario, terapia farmacologica mirata. Entrambe le strategie sono essenziali per mantenere la pressione arteriosa entro valori sicuri e ridurre drasticamente il rischio di eventi cardiovascolari gravi come ictus e infarto.
Il primo passo è sempre lo stesso: cambiare abitudini. Migliorare lo stile di vita può fare una differenza significativa, specialmente nelle fasi iniziali dell’ipertensione.
- Dieta equilibrata: ricca di frutta, verdura, cereali integrali e povera di grassi saturi. Seguire un’alimentazione simile alla dieta mediterranea è un’ottima scelta.
- Riduzione del sale: il consumo di sodio deve essere inferiore a 5g al giorno. Questo significa evitare alimenti industriali e insaccati e leggere sempre le etichette.
- Attività fisica regolare: almeno 30 minuti al giorno di camminata veloce, bicicletta o nuoto, 5 giorni a settimana. L’esercizio migliora la salute vascolare e abbassa la pressione.
- Gestione dello stress: pratiche come yoga, meditazione e respirazione profonda aiutano a ridurre la tensione emotiva, spesso correlata all’innalzamento pressorio.
- Ulteriori raccomandazioni:
- Mantenere un peso corporeo sano
- Limitare l’assunzione di alcolici
- Smettere di fumare
Quando i cambiamenti nello stile di vita non sono sufficienti, è necessario ricorrere ai farmaci antipertensivi, prescritti dal medico in base alle caratteristiche individuali del paziente: età, condizioni cliniche associate e risposta ai trattamenti.
Ecco le principali classi di farmaci utilizzate:
- Diuretici
Favoriscono l’eliminazione di sodio e acqua da parte dei reni, riducendo il volume del sangue e la pressione. Spesso sono la prima scelta. - ACE-inibitori
Inibiscono la produzione di angiotensina II, un ormone che causa vasocostrizione. Aiutano a dilatare i vasi e sono particolarmente utili nei pazienti diabetici o con problemi renali. - Calcio-antagonisti
Riducono la contrazione dei vasi sanguigni impedendo l’ingresso di calcio nelle loro cellule, facilitando la dilatazione arteriosa. - Beta-bloccanti
Riducono la frequenza cardiaca e la forza di contrazione del cuore, abbassando la pressione e il carico cardiovascolare.
È fondamentale assumere i farmaci in modo regolare e continuativo, seguendo scrupolosamente le indicazioni del medico, anche se i sintomi migliorano.
Prevenzione dell’Ipertensione Arteriosa
La prevenzione dell’ipertensione non richiede miracoli, ma scelte quotidiane intelligenti. Mantenere la pressione arteriosa entro i limiti ottimali è possibile — e spesso anche semplice — se si adottano comportamenti sani e consapevoli. Il cuore, come ogni altro muscolo, ha bisogno di equilibrio, costanza e cura.
Il monitoraggio periodico dei valori pressori è il primo strumento di prevenzione. Per gli adulti sani, è sufficiente misurare la pressione una volta l’anno; per chi presenta fattori di rischio — come familiarità, sovrappeso o stress cronico — le misurazioni dovrebbero essere più frequenti, anche ogni 3-6 mesi.
Gli apparecchi per uso domestico sono affidabili, pratici e oggi facilmente accessibili. Consentono di effettuare controlli regolari da casa, registrare i dati su un diario pressorio e condividerli con il proprio medico curante. Dopo i 50 anni, questo controllo dovrebbe diventare parte integrante della routine di salute, proprio come un esame del sangue.
Sapere quali comportamenti mettono a rischio il nostro sistema cardiovascolare significa essere in grado di intervenire prima che l’ipertensione si manifesti. L’educazione sanitaria, in questo senso, è una vera e propria medicina preventiva.
Le principali abitudini da adottare:
- Ridurre il consumo di sale: meno di 5 grammi al giorno. Il sodio nascosto nei prodotti industriali è spesso il principale colpevole.
- Aumentare il consumo di frutta e verdura: ricche di potassio e antiossidanti, aiutano a regolare naturalmente la pressione.
- Limitare i cibi ultraprocessati e ricchi di grassi saturi: scegli cotture semplici, ingredienti naturali e pochi condimenti.
- Moderare l’assunzione di alcolici: un bicchiere ogni tanto va bene, ma l’eccesso può essere dannoso.
Anche l’attività fisica regolare ha un impatto diretto: bastano 150 minuti alla settimana di esercizio moderato (camminata veloce, bici, nuoto) per migliorare tono vascolare e abbassare i valori pressori. Se sei in sovrappeso, anche una perdita del 5-10% del peso corporeo può produrre benefici misurabili.
Infine, smettere di fumare e imparare a gestire lo stress sono strategie fondamentali. Tecniche di rilassamento, mindfulness, momenti di pausa vera: tutto ciò che alleggerisce la mente, alleggerisce anche la pressione.

Francesca Romani è una collaboratrice di PoliclinicoNews.it. Esperta in temi legati all’alimentazione, dimagrimento, integratori, detox e bellezza. Scrive da anni per diverse testate giornalistiche online.